La Commissione europea ha due strade principali per spendere le proprie risorse: emettere autonomamente avvisi pubblici (tramite le proprie Direzioni Generali o le Agenzie che attuano programmi specifici), oppure trasferire le risorse ad altri soggetti attuatori, tipicamente Stati e Regioni. Nel primo caso siamo di fronte ai cosidetti “finanziamenti diretti”.
Ogni Direzione Generale (vedi l'elenco completo) o Agenzia (vedi la pagina ufficiale per la ricerca delle Agenzie EU) predispone il proprio programma (annuale o pluriannuale) nel quale vengono declinati obiettivi e misure previste, nonché le relative risorse finanziarie a disposizione. Per la loro attuazione, la Commissione può ricorrere ad appalti (Call for Tenders) o ad avvisi di chiamata per progetti (Call for Grants). Nei programmi di lavoro vengono anche previste le date di pubblicazione degli avvisi, in alcuni casi in maniera già estremamente dettagliata, in altri si tratta invece di una scansione temporale indicativa da perfezionare nel corso del tempo.
Per i non addetti ai lavori è spesso difficile districarsi fra i bandi e gli strumenti finanziari della Commissione, anche perché se per gli appalti EU esiste un'unica banca dati (il Tenders Electronic Daily - TED), non esiste un equivalente strumento unico per le Call for Grants. La cosa potrebbe apparire incomprensibile se non si tenesse in considerazione che la Commissione EU ha un organico di 23.000 persone, distribuite su 33 Direzioni Generali e 6 Agenzie esecutive (le Agenzie sono in realtà molte di più, ma solo alcune hanno una competenza per l'emanazione di avvisi pubblici per l'esecuzione dei programmi della Commissione: EACEA , CER, CHAFEA, REA e INEA).
In questo approfondimento, però, non passeremo in rassegna tutti i programmi della Commissione Europea. Ci concentreremo, invece, sugli strumenti direttamente accessibili dalle PMI italiane, che potete anche ricercare direttamente sul portale ufficiale EU sui finanziamenti diretti per le imprese:
- COSME. È uno strumento creato per migliorare l'accesso delle PMI al credito, principalmente attraverso due strumenti:
- Garanzia sui prestiti. Il programma fornisce garanzie e controgaranzie ad intermediari finanziari (come società di garanzia, banche e società di leasing) affinché possano erogare un maggior numero di prestiti alle Pmi. In Italia al momento la sua attuazione principale è quella attuata direttamente dal fondo di garanzia di MedioCredito Centrale per conto del Ministero dello Sviluppo Economico. Pochi altri operatori minori hanno aderito in Italia: Sace (una spa della Cassa depositi e prestiti), Credem, Società Regionale di Garanzia Marche.
- Strumento di capitale di rischio per la crescita. Il programma fornisce capitale di rischio a fondi di investimento (prevalentemente di venture capital) destinati principalmente a piccole e medie imprese che si trovano in fase di espansione e crescita. Per l'Italia ha finora aderito solo il fondo di venture capitale Panakès.
- EASI. È il programma per l’occupazione e l’innovazione sociale da attuarsi tramite microfinanziamenti. Per l'Italia, ad oggi l'unico erogatore ufficiale è PerMicro.
- Horizon 2020. Qui siamo nel campo dei finanziamenti per i progetti innovativi, e per una disamina completa rimando alla pagina dedicata sull'APRE, l'Agenzia italiana per la Promozione della Ricerca Europea, che contiene un'ottima videoguida a cura di Antonio Carbone.
- BEI. Banca Europea per gli Investimenti (EIB nell'acronimo inglese) eroga normalmente prestiti per progetti superiori ai 25 milioni di euro. Al riguardo non esiste un bando specifico, dato che la BEI si riserva ampia discrezionalità nella selezione dei progetti da finanziare, sulla base dei criteri pubblicati sul sito ufficiale. Ad ogni modo è assai utile dare prima un'occhiata ai progetti finanziati in passato in Italia, che nella stragrande maggioranza riguardano infrastrutture o linee di credito a intermediari finanziari. Per le Pmi la BEI invece si serve di intermediari locali (questa è la lista ufficiale delle banche italiane che beneficiano degli strumenti della BEI).
- FEI. Fondo Europeo per gli Investimenti (EIF nell’acronimo in inglese) è il fondo di Venture Capital della BEI, che viene definito un “fondo di fondi”, ovvero uno strumento per finanziare dei fondi, che a loro volta finanziano i diretti beneficiari. Una delle sue attuazioni più note in Italia, per quanto riguarda le Pmi, è stato il programma Jeremie durante la programmazione 2007-2013. Per conoscere in dettaglio gli strumenti adottati dal FEI è possibile consultare l'apposita pagina dedicata al contesto italiano.
- Erasmus for Young Entrepeneurs. Ovvero il programma per consentire ad aspiranti imprenditori e professionisti di svolgere soggiorni all'estero facendosi ospitare da strutture che si sono “accreditate” al programma. La pagina ufficiale della Commissione riporta il programma generale, nel quale viene sottolineato come qualsiasi imprenditore possa accreditarsi come struttura ospitante. In base alla mia esperienza si tratta per lo più di scambi organizzati da agenzie già specializzate nella mobilità transnazionale.
- Creative Europe. Strumento europeo specificamente pensato per erogare finanziamenti alle Pmi del settore culturale e audiovisuale.
Come si evince da questo breve elenco, in realtà la maggior parte di questi strumenti non consente un'erogazione diretta dei finanziamenti alle Pmi. Sono però riferimenti molto utili per sapere quali sono i soggetti ai quali rivolgerci e per quali importi.
Infine un'ultima considerazione per le Pmi. L'Unione Europea ha da tempo lavorato per contribuire a ridurre i tempi e i costi di avvio di un'impresa in tutti i paesi europei. In particolare, l'Unione Europea ha posto i seguenti obiettivi:
- non più di 3 giorni lavorativi per creare un'impresa;
- costi non superiori a 100 euro;
- un unico organo amministrativo competente per tutte le procedure;
- possibilità di completare tutte le formalità di registrazione online;
- possibilità di registrare una società in un altro paese dell'UE online (mediante gli sportelli unici nazionali).
Nel 2015 le indagini europee hanno prodotto questi risultati, dai quali l'Italia risulta ancora indietro in termini di costi. Per approfondire l'indagine comparata fra gli stati europei ecco la pagina ufficiale.